I.C. JAPIGIA II, TORRE A MARE, “R. L. MONTALCINI” – La Torre Pelosa
- CategoriaScuole Medie
- IndirizzoVia Attilio Corrubia, 1
- RegionePuglia
- ComuneBARI
- Docente referenteProf.ssa Elena Favale
- Monumento AdottatoLa Torre Pelosa
Descrizione
Torre di Torre a Mare in quanto simbolo intorno al quale si è sviluppato il paese e testimonianza antica di una storia ancora presente.
Le classi terze H e I della scuola secondaria di I grado “Rita Levi Montalcini” di Torre a Mare (Bari)
hanno deciso di partecipare al progetto: “Le scuole adottano i monumenti della nostra Italia”,
sottoscritto dal MIUR e dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in
collaborazione con la Fondazione Napoli Novantanove, perché i monumenti sono la nostra storia e
i giovani ne devono essere i custodi per tramandarli alle generazioni future.
La scelta del monumento da adottare è stata affidata agli stessi alunni, guidati dai loro docenti
referenti. Tra le varie proposte la scelta finale è ricaduta sulla Torre Pelosa, simbolo del territorio.
Tutta la vita cittadina culturale, sociale ed economica, infatti, ruota intorno a questo monumento
che affonda le sue radici in tempi assai remoti.
Attraverso questo progetto si intendeva far nascere negli alunni il senso di appartenenza e di
cittadinanza attiva verso il paesaggio e far cogliere l’interazione tra ambiente, storia e uomo.
Ognuno deve essere sentinella del patrimonio artistico e culturale e deve assumere un profondo
senso di responsabilità che si manifesta nel rispetto e nella tutela del bene.
Si è partiti dall’analisi dell’art. 9 della Costituzione che recita “La Repubblica promuove lo sviluppo
della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico
della Nazione” e ne sono scaturite numerose riflessioni su come questo venga spesso disatteso o
vergognosamente violato. Solo se le nuove generazioni cambieranno il loro atteggiamento ci sarà
una vera democrazia.
Gli alunni hanno consultato fonti storiche come il documento del Tanzi, l’indagine storica a cura
dell’archeo Club “Italo Rizzi” Bari a.p.s; il libro “Una torre- Un paese- Torre a Mare”, di Teresa
Tagarelli e fonti trovate su INTERNET.
Grazie al lavoro di ricerca i ragazzi hanno ricostruito il periodo storico in cui la torre è stata
edificata e diventando parte integrante del territorio circostante. La Torre Pelosa fu edificata nel
1563 per ordine dell’autorità del viceré Parafan de Ribera per conto del governo borbonico. Lo
scopo era quello di realizzare una rete costiera di torri per proteggere e tutelare il territorio da
attacchi marittimi, per completare la loro costruzione non furono sufficienti i fondi reperiti con la
tassazione del 1570, ma si dovette ricorrere a un’ulteriore imposizione fiscale. Tutte le torri,
secondo il Faglia, corrispondevano ad un progetto unitario. Esse, infatti, presentano tutte le stesse
caratteristiche: sono di forma quadrangolare, si sviluppano in altezza, le dimensioni variano in
maniera limitata l’una dall’altra, le murature sono costituite con il paramento interno verticale e
l’esterno a scarpa, sempre realizzati in pietra locale. Lo spessore delle muratura è di 2,5 m, le
caditoie sono sempre in controscarpa tranne che per la Torre Pelosa che è in controscarpa
solamente dalla quota architrave-caditoie in su. All’interno, gli unici locali, sovrapposti l’uno
all’altro, presentano sempre una volta a botte, qualche vano è ricavato dalle murature interne e le
finestre sono sempre di piccole dimensioni. Le torri inoltre presentano uno scarico interno alle
murature per lo scorrimento delle acque piovane dal tetto verso terra e un locale cisterna nelle
fondamenta, sotto il terrapieno, o esterna. La Torre Pelosa, inoltre, presenta nella parete a monte,
la scala d’accesso, sempre in pietra, collegata al vano centrale da un ponte levatoio. In altre,
l’accesso poteva essere costituito da scale volanti, creando ulteriori difficoltà ad un possibile
nemico. Nella Torre Pelosa il servizio di guardia costiera era regolato da turni di sentinella ben
precisi, così come citano le fonti sempre del Tanzi.
In una seconda fase la destinazione d’uso dell’edificio è cambiata; infatti smobilitata la vedetta,
dopo la fine delle minacce e degli scontri tra impero ottomano e la repubblica di Venezia, la
struttura diventa stazione semaforica, poi caserma della guardia di Finanza, nel primo Ottocento
Ufficio del telegrafo, poi ancora caserma fino a quando, deserta e abbandonata, divenne rifugio di
avventori visto anche il continuo decadimento strutturale. Nel frattempo il territorio circostante si
sviluppa intorno alla Torre. Da poche baracche prende vita un vero e proprio borgo di pescatori,
quando verso la metà del 1800, sulla linea diretta proveniente da Noicattaro in collegamento con
quella che unisce Bari-Mola, sorgono le prime ville patronali di due antiche famiglie come
residenze estive: quella dei Didonna e quella dei Borracci. La vita della borgata si fa più agevole e
le case per i residenti e villeggianti aumentano sempre più. Il borgo viene identificato con la
denominazione di Torre Pelosa, nonostante la richiesta di una nuova denominazione che non
viene accolta dalle autorità competenti. Mentre si assiste allo sviluppo urbanistico del borgo, la
Torre rimane luogo di riferimento, ma anche luogo di decadimento in quanto la struttura mostra
sempre più i segni del tempo e dell’incuria dell’uomo.
Alla fine degli anni Settanta, dopo un periodo di abbandono, la Torre diventa protagonista di un
importante e massiccio intervento di restauro che ha visto il recupero della struttura sia dal punto
di vista strutturale che funzionale.
Oggi la torre è diventata il vero fulcro della vita cittadina in quanto simbolo ritrovato degli abitanti
pelosini (di Torre a Mare) e sede dell’associazione Archeo club “Italo Rizzi” di Bari.
La riqualificazione della Torre ha portato ad un intervento più generale di riqualificazione del
centro cittadino e le attività culturali come quelle organizzate dall’Archeo club hanno permesso
che un tale simbolo divenisse centro propulsore di idee e vita. Ma non basta. L’idea di adottare la
Torre come monumento nasce anche dal fatto che ad essere protagonisti attivi di questa rinascita
culturale del borgo e del suo stresso simbolo siano i ragazzi attraverso un’istituzione come quella
scolastica, capace di infondere la conoscenza del presente attraverso lo studio del passato. Infatti
la Torre è la nostra memoria storica e i giovani hanno il dovere di preservarla per consegnarla alle
generazioni future, perché il patrimonio artistico e storico è un diritto di tutti. Dal passato si
attingono le energie e le idee per il futuro.
Edmund Burke, politico inglese del XVIII secolo, ha detto:
”Gli uomini che non guardano mai indietro, non saranno mai capaci di guardare avanti
verso i posteri”