A poche centinaia di metri dalla sede staccata del nostro istituto, dove tengono lezione le classi del liceo artistico, si trova il complesso del Seminario Arcivescovile di Venegono Inferiore, “cittadella spirituale” pensata e concepita dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Le ragioni della nostra scelta sono ricadute sulla possibilità di dischiudere agli alunni le porte di una bellezza alquanto vicina, dal punto di vista geografico, eppure significativamente distante, perché non conosciuta a pieno o poco frequentata; oltretutto, essa si presenta come un episodio artistico molto originale, piuttosto dimenticato nella seconda metà del Novecento (giudicato come una pittura “vecchia” e forse un po’ naïf), ma oggi oggetto di degna rivalutazione. La lettura dell’opera, peraltro, è stata scelta come lavoro che impiegasse in prima persona i ragazzi, misurandosi (e misurando…) con la realtà materiale del patrimonio, dando vita ad una prima opera di ricognizione storico-artistica per stimolare successivamente una conoscenza più attiva e consapevole.
La Cappella dei Teologi del Seminario Arcivescovile “Pio XI” e il suo delizioso ciclo pittorico rappresentano un episodio artistico novecentesco alquanto curioso e interessante per via dell’uso di un linguaggio stilistico peculiare, esito della rilettura e dell’unione di precedenti esperienze simboliste e divisioniste, adattate ad un tema sacro particolarmente profondo e coerente. Ernesto Bergagna (1902-1991), autore dei dipinti murali, venne chiamato per tramite di Mons. Giuseppe Polvara (docente di Estetica presso il corso teologico del seminario milanese), dai candidati sacerdoti dell’anno 1941 a completare e a dare maggior risalto artistico e spirituale al luogo di preghiera da loro utilizzato: ne uscì un piccolo gioiello vibrante di colori, sostenuto dal caratteristico linguaggio della Scuola “Beato Angelico” di Milano, nata nel 1921 come centro propulsore di indagine estetica, creativa e spirituale sulla produzione d’arte sacra del nuovo secolo. Nella semplice aula unica a pianta rettangolare, si sviluppano in un registro mediano otto principali riquadri, ai quali si aggiungono altre quattro figure allegoriche e la decorazione integrale dell’area absidale, il tutto completato da apparati decorativi di supporto, nelle pareti laterali, in controfacciata, sull’arco trionfale e sul soffitto piano: l’intera superficie dell’ambiente è ricoperta di pitture che trovano il loro filo conduttore nell’esaltazione della figura di Maria Vergine e del dogma dell’Immacolata Concezione (proclamato nel 1854 da Papa Pio IX e citato testualmente nella parete di fondo, al di sopra dell’ingresso principale). Attraverso prefigurazioni veterotestamentarie (La lotta degli angeli – Il Paradiso terrestre – La caduta – Giuditta e Oloferne – La visione dal Cantico dei Cantici) e episodi chiave della Redenzione (Annunciazione – Crocifissione) e della Rivelazione cristiana (La missione di Maria – La visione apocalittica della Vergine), la figura della Madre di Dio viene letta in un’ottica di continuità di missione di salvezza.